
Ehkili an Falastin: raccontami della Palestina
La mostra “Gaza Palestina Fuori Fuoco” arriva a Siena, dal 14 al 22 marzo, presso il presidio universitario del San Niccolò. A margine delle mostre, è stata organizzata tutta una serie di iniziative collaterali per sensibilizzare ed informare l’opinione pubblica sulla drammatica situazione che sta vivendo il popolo palestinese e sui temi della ricerca della pace, la demilitarizzazione dei territori e la fine del genocidio, per arrivare al riconoscimento dello Stato di Palestina. L’Associazione Spazio Livi e la Corte dei Miracoli partecipano con un reading teatrale e cena a base di piatti palestinesi in programma giovedì 20 marzo, alle ore 20.
Ehkili an Falastin: raccontami della Palestina
Cena palestinese + reading teatrale
MENÙ
Falafel: polpette di ceci e verdure
Hummus: crema di ceci
Rummaniyeh: zuppa di lenticchie con melograno
Fattoush: insalata levantina
Baklava
Te Nero alla menta
Prenotazione obbligatoria entro lunedì 17 marzo a prenotazionieventi@lacortedeimiracoli.org
Contributo: 20€ bevande escluse
Il cartellone di eventi è organizzato da CGIL Toscana, CGIL Siena, Arci Siena, VersoLab, Cinema Nuovo Pendola, Spazio Livi, Rete Si Solidal, Associazione culturale l’Untore, Non Una di Meno Siena, Centro Mara Meoni, Nuova associazione culturale Ulisse, CDC Siena, Semi di Pace, Refugees Welcome Siena, Anpi Siena, Coop. Pangea, Centro di Ricerca Franco Fortini, Left Siena.
Le mostre “Qui resteremo” e “Kufia” trattano del genocidio palestinese attraverso due strumenti diversi: l’uso della fotografia e quello del disegno.
Partendo da un concetto cardine come la ricerca della messa a fuoco di un contesto coloniale che dura da quasi un secolo, in “Qui resteremo” fotogiornalisti di Gaza e della Cisgiordania mettono a disposizione dell’umanità centinaia di scatti fotografici inediti, che documentano la devastazione del territorio palestinese da parte dei bombardamenti dell’esercito israeliano. La mostra intende stimolare delle riflessioni su quanto sta accadendo, mettendo in allarme lo stesso mondo dell’informazione, e allo stesso tempo rendendo omaggio al sacrificio dei tanti fotografi e fotogiornalisti che hanno perso la vita per testimoniare il genocidio in corso. Hanno contributo alla sua realizzazione con i loro scatti: Abdul Akim Khaled, Muhannad Abdulwahab, Mahmoud Elyan, Mahmoud Illean, Mohamad Al Baba, Musa Al-Shaer, Wala Hatem Sabry e molti altri.
Negli stessi spazi si potrà ammirare “Kufia, Matite italiane per la Palestina”, una raccolta di disegni e vignette realizzata nel 1988, durante la prima Intifada, dall’arabo “rivolta”. Al tempo, il Comitato Bir-Zeit, l’Alfabeto urbano e la Cuen di Napoli, con il sostegno de Il Manifesto, Smemoranda e altre organizzazioni di solidarietà con la Palestina, diedero vita al portfolio Kufia, in omaggio al nome del copricapo simbolo della tradizione araba mediorientale. Fra gli artisti che presero parte alla mostra ci sono Magnus, Guido Crepax, Vauro, Josè Munoz, Lorenzo Mattotti, Filippo Scozzari, Milo Manara e Andrea Pazienza. La selezione degli autori e la raccolta dei disegni fu effettuata da Patrizio Esposito, anche curatore delle due mostre che verranno allestite, e Guido Piccoli, con la collaborazione di Giacomo Forte, Canio Lo Guercio, Guglielmo Di Zenzo, Vittorio Ercolano. I disegni originali negli anni ’80 furono esposti in 70 città italiane, oltre che a Gerusalemme, a Tel Aviv, finché, un anno dopo, il furgone che portava in giro gli originali venne fermato e derubato. Si potranno quindi ammirare le opere d’arte che sono state “salvate” dall’oblio e che verranno riproposte al pubblico.
Le mostre resteranno aperte tutti i giorni, dal lunedì alla domenica, con orario 16:30-19:30.
L’ASSOCIAZIONE GAZA FUORIFUOCO PALESTINA
«Fuori fuoco» è il termine con cui la fotografia può sperimentare la sua imprecisione, la sua potenziale avversione alle tecniche che «educano la platea al consenso», riuscendo ad includere l’errore tecnico o compositivo. Se quanto riceviamo dai fotografi palestinesi è realizzato con una messa a fuoco precisa, chiara e inequivocabile, perché adottare un termine, «fuori fuoco», che esula dalla nitidezza? Ad evitare l’equivoco, si può dire che le fotografie da Gaza celano al loro interno una materia complessa, così possente da non poter essere assimilata alla merce costruita e veicolata dal fotogiornalismo tout court, ma ad una deviazione nata per l’eccezione da cui provengono. La fotografia da Gaza non bada esclusivamente al futuro, guarda prepotentemente all’oggi, all’urgenza di dire subito, qui ed ora, cosa succede, ponendosi come errore del fotogiornalismo. Nell’errore e nella tenacia di quel «qui resteremo» ha rifugio amichevole la resistenza allo svanire. In fotografia e nel reale, dovunque sia messa a rischio ogni singola vita dall’israelizzazione del mondo.